Marina ha sette anni quando entra in orfanotrofio dopo la morte dei genitori in un incidente, ma è molto diversa dalle altre bambine. Sulle compagne esercita un fascino oscuro che le attira almeno quanto le respinge.
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Il desiderio di qualcosa che non si comprende si sovrappone alla sofferenza di non appartenere al gruppo, così i rituali quotidiani della ricreazione, del pranzo e della buonanotte sono scanditi da una paura lambita dalle fiamme dell'amore. Finché, in un atto di ribellione alla realtà, l'immaginazione di Marina inventa "il gioco": uno svago che può essere vissuto solo seriamente, con la sincerità violenta e generosa con cui si gioca soltanto nell'infanzia. Le istruzioni di Marina sono precise, le altre bambine le seguono come se quelle parole fossero necessarie, e quella proposta attesa da sempre. Ma presto tutte scopriranno che le regole del gioco che le unisce sono molto difficili da seguire.
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