Da quando l'avevo conosciuta c'era un pensiero che mi perseguitava e che tentavo inutilmente di scacciare, che fosse più maschio lei di me e viceversa io più femmina. Fatte salve naturalmente le apparenze che si destinano nelle rispettive categorie della genetica : io un uomo e lei una donna. Avevo cercato aiuto anche in Platone, nel suo Simposio.
[...] Non contemplava, o almeno mi pareva che non contemplasse, mezze misure del genere, equivoci siffatti nell'eterno rincorrersi del femminile e del maschile per ritrovare la primitiva completezza. Tra l'altro beveva più di me. La conobbi appunto una sera d'estate, nel corso di una festa di laurea, ai tempi in cui il minaccioso "palloncino" era ancora di là da venire. Eravamo già belli brilli. Andrea Vitali