In un palazzone dell’Italia del Nord, un alveare di sette piani che si confonde con la nebbia dato che ha il suo stesso colore, vive la famiglia Piotta. È il regno incontrastato di Delfina, lavoratrice alla Pulisecco Dora Sprint per due giorni, a otto euro l’ora per un totale di sedici ore settimanali.
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Suo marito, Arcibaldo Piotta detto Arci, operaio stagionale in una fabbrica di dolci, gaffeur impenitente e ipocondriaco incallito, preferisce, infatti, di gran lunga il Bar Mafy alle mura di casa. Mura tra le quali abita e si raduna un piccolo, variopinto mondo. I cinque figli di Delfina e Arci, innanzi tutto: Leone, il primogenito che tutti chiamano Leo, uno spilungone di vent’anni che, coi suoi capelli rossicci e gli occhi azzurri, non assomiglia né al padre né alla madre; Gloria, che invece è tutta sua madre, e che un giorno, tornando dall’Istituto Alberghiero dove studia, si è presentata a casa con un morosetto nero di due anni più vecchio di lei, nato in Italia da genitori ghanesi; Ermes, diciassettenne che ha ereditato dal padre le orecchie a sventola e la scarsa voglia di sfogliare i libri; Kevin e Denis, i gemellini di nove anni, nati nonostante Delfina avesse dichiarato solennemente di aver chiuso bottega.