I sette fratelli Cervi, cresciuti in provincia di Reggio Emilia con gli insegnamenti e l’esempio dei genitori Alcide e Genoeffa, si fecero notare nella comunità locale per il loro spirito progressista nei riguardi del lavoro agricolo.
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Di profonda ispirazione democratica, la famiglia intera si oppose da subito al Regime fascista, ospitando disertori e fuggiaschi e creando - durante la Resistenza - una banda partigiana diventata presto temutissima dalle camicie nere, che decisero di porre fine alle sue attività incendiando Casa Cervi nonostante la presenza di donne e bambini, per poi fucilare i sette giovani nel dicembre del 1943. La memoria dei fratelli emiliani viene oggi custodita e coltivata dall’Istituto Alcide Cervi, e riverbera vivida nelle tavole evocative di questo fumetto e nella voce narrante affidata al territorio emiliano ferito, ricordando con affetto le figure dei giovani Cervi, simbolo vivo di una cultura contadina generosa e antifascista che ha contribuito a costruire la nostra democrazia.