Il tema del cosmopolitismo è generalmente considerato un aspetto marginale o problematico del pensiero di Hannah Arendt.
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Da un lato perché non è mai stato affrontato da lei in modo sistematico, dall’altro perché giudicato poco compatibile sia con la sua difesa del “diritto ad avere diritti”, inteso come diritto ad appartenere a una comunità politica determinata, sia con la sua dichiarata diffidenza nei confronti dell’istituzione di un governo mondiale come soluzione al problema dell’apolidia, sia, infine, con l’importanza da lei attribuita al passaporto, significativamente definito “il libro più bello del mondo”. Il volume include invece a pieno titolo Arendt tra i teorici del cosmopolitismo, mostrando come lo precorra e lo sviluppi nelle sue tre forme principali (morale, politico-istituzionale, culturale) e come non vi sia alcuna contraddizione insuperabile tra questo e l’appartenenza a una comunità politica. Oppure tra questo e le condizioni dell’agire politico: la pluralità, il mondo in comune, l’intreccio delle relazioni umane, il confine.