"Le sette fashion mass icons qui indagate sembrano esemplificare alcuni punti chiave dell'estetica del modernismo e insieme le prime attestazioni vestimentarie o comportamentali di idee della moda che ancor oggi tornano ciclicamente.
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L'icona è Cléo de Mérode, la ballerina francese che sperimenta in modo aurorale cosa significa essere uno stereotipo visivo popolare di massa imprigionato in un cliché da riprodurre come merce. La poesia è Charles Baudelaire, l'interprete speciale della monocromia luttuosa del nero, il soggetto tra i più celebri dell'obiettivo fotografico dell'amico Nadar. La danza è Vaslav Nijinsky, l'angelo volante dei Balletti russi immortalato da sir Adolf De Meyer. Il post-colonialismo è Nancy Cunard, la scrittrice ribelle e anticonformista che porta nell'arte e nella vita il credo dei negrophiles, e che si fa fotografare da Man Ray con i bracciali-feticcio africani che le ricoprono le lunghe e magre braccia. Il gender-crossing di Annemarie Schwarzenbach, la piccola svizzera che tramite la fotografia di reportage cerca un posto nel mondo, ma che sa anche usare la fotografia per concedersi in immagini indimenticabilmente chic. Il conformismo è D'Annunzio, lo scrittore e poeta che combatte con versi e imprese la mediocrità borghese e la banalità del normale, che crea vesti magiche e immaginifiche per le sue ospiti notturne, ma che nel suo personale guardaroba del Vittoriale non rinuncia all'eleganza snob dettata dalla moda delle élite cui vuole appartenere".